Piante bulbose: l’Eucomis

L’Eucomis è una pianta bulbosa appartenente alla famiglia delle Liliacee ed originaria dell’Africa del sud. E’ caratterizzata da lunghe foglie a forma di spada, lucide, appuntite e riunite in una folta rosetta basale. I fiori sono riuniti in pannocchie e presentanto un ciuffo di foglioline sulla sommità.

La fioritura si presenta nella stagione estiva, colorando di bianco, giallo, rosa o verde l’ambiente circostante e restando sulla pianta per diverso tempo. L’Eucomis solitamente si coltiva in vaso, ma non è detto che non possa essere allevato  in piena terra, dove formerà dei simpatici cespugli colorati e piumosi. A livello industriale, infine, questa pianta viene coltivata per la produzione di fiori recisi.

Fioriture estive: lo Statice

Lo Statice (Limonium) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Plumbaginacee ed originaria dell’Europa e dell’Africa del nord, particolarmente apprezzata per la caratteristica fioritura. E’ caratterizzata da fusti legnosi, dai quali spuntano dei germogli erbacei nella stagione vegetativa. I fiori sono piccoli, imbutiformi e riuniti in pannocchie di diversi colori. La particolarità dei fiori è data dalla consistenza cartacea ed è per questo motivo che lo Statice viene detto anche fiore di carta o lavanda di mare.

Si può coltivare sia in vaso che in piena terra, dove regalerà uno spettacolo di colori per tutta l’estate, ma viene utilizzato per lo più come fiore reciso, essendo in grado di durare a lungo anche senza essere collocato in acqua.

Concimi per piante, gli elementi nutritivi più importanti

Per il loro corretto accrescimento e per uno sviluppo rigoglioso tutte le piante necessitano dei cosiddetti elementi nutritivi, sostanze presenti nell’aria, nell’acqua e nel terreno che, attraverso il processo di fotosintesi clorofilliana, vengono tramutati in zuccheri e proteine, funzionali alla crescita di ciascuna parte di esse.

Di norma la pianta trae dall’ambiente circostante tali elementi ma può accadere che, quando si trova in condizioni che potremmo definire di “cattività” (come la coltivazione in vasi o in giardino), finisca per risultarne carente; come sappiamo bene, in questo caso è opportuno che il giardiniere intervenga attraverso la somministrazione di concimi volta ad assicurarsi che ne riceva i quantitativi adeguati.

Piante grasse: l’Aporophyllum

L’Aporophyllum è una pianta grassa ottenuta dall’ibridazione di Aporocactus ed Epiphyllum e particolarmente apprezzata per la forma caratteristica. Si presenta come una pianta ricadente, formata da fusti sottili ed arcuati di colore verde brillante o rossastro, a seconda della specie. Un’altra caratteristica che contraddistingue la pianta è la presenza di spine gialle o brune che ricoprono le costolature.

I fiori sono di colore diverso a seconda della varietà e fanno la propria comparsa in piena estate o in primavera, manifestandosi in forme e dimensioni differenti. La particolare conformazione della pianta, la rende adatta alla coltivazione in vasi sospesi, dove tenderà a raggiungere lunghezze considerevoli se lasciata crescere in tranquillità. In ogni caso, sarà opportuno potare la pianta ogni 3-4 anni, in modo da favorire la crescita di nuovi fusti.

Caldo estivo: come proteggere le piante

Ieri vi abbiamo parlato dei principali effetti che provoca il caldo estivo sulle piante, oggi vedremo come possiamo cercare di proteggerle, anche se contenere i danni del sole e dell’afa può rivelarsi un’operazione molto complicata. La prima regola è quella di coltivare piante idonee alla propria zona climatica o che, comunque, sono adatte all’area mediterranea e sopportano bene il caldo.

Piante resistenti al caldo

Arbusti: ginestra, alloro, ibisco, tamerice, oleandro, lantana, viburno, maonia

Rampicanti: bignonia, falso gelsomino, caprifoglio.

Anche le piante che meglio sopportano il caldo hanno bisogno di alcune attenzioni, che sono da intensificare nelle altre specie.

Irrigazione

Le annaffiature regolari sono sicuramente il modo migliore per difendere le piante dal caldo; l’acqua deve essere fornita nelle ore più fresche della giornata, meglio se di sera per evitare l’effetto “lente”.

Fioriture estive: l’Astranzia

L’Astranzia è una pianta appartenente alla famiglia delle Umbrellifere ed originaria dell’Europa, sebbene la sia diffusione riguardi ormai tutte le zone a clima temperato del pianeta. E’ caratterizzata da un lungo rizoma carnoso e da fusti eretti che possono raggiungere anche gli 80 centimetri di altezza. Le foglie sono picciolate, di colore verde chiaro, mentre i fiori sono costituiti da brattee rosate, petali ripiegati verso l’interno e stami molto appariscenti.

Solitamente l’Astranzia si trova nei prati allo stato spontaneo, ma ciò non vuol dire che non possa essere coltivata a livello domestico, specie nella decorazione di bordure, aiuole o giardini rocciosi, dove mostrerà il meglio della sua bellezza nel momento della fioritura, regalando uno spettacolo di rosa a tutto l’ambiente. Ricordiamo infine che l’Astranzia (il cui nome prende origine dal latino Aster=stella) trova impiego anche nella produzione di fiori recisi.

Caldo estivo: gli effetti dannosi sulle piante

Le alte temperature estive provocano diversi danni sulle piante erbacee e sugli arbusti e per questo bisogna stare attenti a contenere gli effetti che provoca il caldo estivo.

Gli effetti del caldo non sono uguali in tutte le piante, bensì variano a seconda di diversi fattori: innanzi tutto la specie e la varietà botanica, ad esempio, le piante che crescono nel bacino Mediterraneo sono più resistenti di quelle che vivono nei climi continentali, l’età dell’esemplare, infatti le specie giovani sono più sensibili al caldo rispetto a quelle adulte, la struttura, non a caso quelle erbacee soffrono di più il caldo e la presenza di fiori e frutti. Come dicevamo, i danni che il caldo può provocare alle piante sono diversi, vediamo i più frequenti.

Colpo di calore

Questo effetto del caldo all’inizio si manifesta con il disseccamento di una porzione limitata della pianta, e in genere si evidenzia nelle giornate molto calde e ventose; le specie più colpite sono la vite e l’actinidia, e le ragioni sono da ricercare nell’insolazione eccessiva, che provoca uno squilibrio idrico e che causa danni irreversibili a fiori e frutti.

Il geranio edera

Il Pelargonium haederifolium, o Pelargonium peltatum, è un geranio di origini sud africane che deve il proprio nome all’aspetto delle proprie foglie che ricordano quelle dell’edera. La pianta si presta alla coltivazione come ricadente per via del suo fusto erbaceo flessibile e, opportunamente coltivata, può raggiungere i due metri di lunghezza. Le foglie, lucide e carnose, hanno in alcune cultivar un aspetto screziato, mentre i fiori bianchi, rosa, rossi, lilla, cremisi e bicolori, possono essere semplici o doppi.

Molto diffuso è anche il geranio semiedera, il cui nome scientifico è Pelargonium peltatum zonale, che rappresenta un ibrido fra geranio zonale e geranio edera: da quest’ultimo si distingue per i lobi fogliari che presentano margini più arrotondati, per il portamento più compatto e per una maggiore rigidità dei fusti. Esiste poi un gruppo di gerani detti mini edera che non sono altro che i cosiddetti gerani parigini o Ville de Paris, perfetti per la coltivazione in vasi attaccati al muro o sospesi.

Piante acquatiche: l’Hydrocharis

L’Hydrocharis è una pianta acquatica appartenente alla famiglia delle Hydrocaritacee ed originaria dell’Europa e dell’Asia. E’ caratterizzata da foglie cuoriformi riunite in rosetta, di colore verde brillante sulla pagina superiore e rossastra su quella inferiore. I fiori sono bianchi, costituiti da tre sepali e tre petali, e fanno la propria comparsa nella stagione estiva, spuntando dal centro della rosetta.

E’ assai raro trovarla allo stato spontaneo (almeno alle nostre latitudini), ma è molto diffusa la sua coltivazione domestica in stagni artificiali, fontane da giardino o vasche. Non è molto difficile la sua coltivazione, purché le venga assicurata la giusta collocazione e le cure adatte ad una pianta acquatica. Per concludere, ricordiamo che la specie più diffusa è quella che viene comunemente detta morso di rana (vedi foto).

Camelie, come moltiplicarle

camelia talea

Le camelie si possono moltiplicare per innesto, per seme o per talea. Mentre la moltiplicazione per innesto è senz’altro maggiormente indicata per i giardinieri esperti, la talea è una tecnica più alla portata di tutti; cominceremo quindi col vedere come si fa a moltiplicare le camelie per talea di ramo, rimandandando a un altro momento la moltiplicazione per innesto:

Il momento migliore per prelevare le talee è l’estate (nel periodo cha va da giugno inoltrato ad agosto) quando i germogli saranno maturi e queste avranno assunto una consistenza semi-legnosa; ciascuna di esse dovrà essere lunga almeno 8-12 centimetri e presentare 2-3 nodi; il taglio va eseguito appena al di sotto del nodo più basso, a livello del quale andranno eliminate le foglie e i boccioli fiorali eventualmente presenti. Per favorire l’emissione di radici può essere utile anche eliminare uno strato di corteccia. Le talee andranno quindi poste a radicare in un miscuglio di sabbia e torba, in vasetti singoli o in cassette che andranno posti all’ombra.