Fiori creati da dna umano: è arte floreale biotech

Fiori transgenici? Si, per arte. Talvolta la scienza raggiunge dei picchi a noi inimmaginabili dal punto di vista genetico. Ma non lo fa sempre e solo per motivi scientifici legati magari alla necessità di curare una malattia.  Qualche volta lo fa per pura e semplice arte. Ed  in questo Eduardo Kac  della Transgenic art è un vero maestro, oltre che un pioniere. E i suoi fiori ibridati con dna umano ne sono una delle maggiori dimostrazioni: è arte floreale biotech.

Certo, il solo pensiero, inutile negarlo, lascia perplessi. Dna umano in un fiore? Non è che la punta dell’iceberg di una serie di sperimentazioni, condotte anche sugli animali che davvero lasciano perplessi. Perché non si tratta di semplici esperimenti di laboratorio, quanto di tentativi di arte decisamente al di fuori di ogni possibile schema.

L’autore le definisce opere ibride di arte floreale. Che potranno essere visionate fino al prossimo 25 settembre presso il Parco di Arte Vivente di Torino. Sebbene l’artista, in particolare per le sue opere floreali sostenga di allontanarsi dalla  visione “utilitaristica” della scienza per accostarsi alla “biodiversità” è innegabile che pensare che un fiore possa possedere al suo interno delle parti di dna umano lascia davvero senza fiato.

Un esempio? L’Edunia, il risultato della fusione transgenica tra una petunia e una sequenza di dna umano proveniente dall’immunoglobulina del sistema immunitario dell’artista. Il nome è stato estrapolato dal mix tra il nome del fiore ed Eduardo, il nome dell’estremo ed estroverso creatore.

Kac è tenuto sotto forte scacco dai suoi detrattori in particolare per ciò che la sua “arte” combina interessando gli animali (parliamo del coniglio fosforescente, n.d.r.). Ma non è assolutamente nuovo alla sperimentazione sulle piante. Una delle sue opere più note ha infatti creato una sorta di correlazione elettromagnetica tra il canto di un canarino ed un rododendro, modificato in maniera di captare il suono del volatile e dando modo alla piante di “restituirlo” attraverso l’emissione di onde.

zp8497586rq