San Valentino: quali fiori regalare per questa ricorrenza?

Quale migliore occasione di San Valentino per regalare dei fiori alla vostra amata? Di sicuro la festa innamorati si presta molto bene ad un omaggio floreale, a patto di scegliere il fiore giusto. Infatti, mai come a San Valentino è importante il linguaggio dei fiori, quindi, vediamo quali sono i fiori più adatti da regalare per questa ricorrenza.

I classici fiori da regalare a San Valentino sono, naturalmente, le rose rosse, simbolo dell’amore; la prima cosa da sapere è che le rose vanno regalate in numero dispari e mai pari, per ottenere un bel mazzo di rose, il numero giusto è sette; se le rose rosse sono sinonimo di amore e passione, quelle bianche simboleggiano purezza e amicizia e quelle rosa l’innocenza.

Se volete qualcosa di diverso dalle rose ma che indichi allo stesso modo l’amore che provate per una certa persona, orientatevi sui tulipani; forse non tutti lo sanno, ma il tulipano è un fiore dedicato all’amore fin dalla sue origini, in quanto la leggenda vuole che sia nato dal sangue di un giovane che si era ucciso per una pena d’amore.

La rosa Charlotte

La rosa Charlotte è una rosa inglese moderna, facente parte del gruppo di rose create dall’ibridatore inglese David Austin che, a partire dagli anni Sessanta, incrociò le rose antiche con le rose moderne in modo da selezionare le migliori qualità di ambo i gruppi.

La rosa Charlotte è stata presentata al pubblico nel catalogo Austen del 1983 e si caratterizza per il sapore antico della forma e del colore del fiore; questa rosa inglese è adatta soprattutto per essere utilizzata in giardino per formare siepi basse, in quanto raggiunge un’altezza di circa 90 centimetri, oppure per realizzare delle macchie di colore intenso da accostare ad altre piante fiorite in giallo ma con diverse tonalità. La rosa Charlotte si contraddistingue per la forma a coppa, il colore giallo pastello della corolla e per il profumo di rosa tea.

La rosa Charlotte è una pianta resistente alle malattie più diffuse delle rose e ha bisogno di cure veramente minime: in inverno deve essere potata a metà della lunghezza per garantirsi un’abbondante e intensa fioritura, oltre ad assicurarle una forma compatta e un portamento eretto.

Le erbe digestive

Erbe digestive

Pranzi, cene e cenoni hanno messo a dura prova il vostro stomaco ed il vostro intestino nel periodo natalizio? Vi siete abbuffati a più non posso ed ora vi sentite gonfi e stanchi? E allora è il caso di porre rimedio al problema, cercando di digerire i “mattoni” che sono entrati nel nostro stomaco, per poi farci trovare pronti all'abbuffata del cenone di Capodanno. Come fare? Utilizzando delle erbe che favoriscono la digestione e depurano l'organismo.

Di erbe digestive ne esistono a decine, ma in queste poche righe cercheremo di concentrarci sulle più comuni con la promessa di tornare sull'argomento in un capitolo successivo. Ricordiamo comunque che è controproducente affidarsi alla terapia fai da te e che prima di qualunque mossa in questo senso è sempre opportuno consultare il medico, il farmacista o un esperto in erboristeria.

L’orchidea Epidendrum

Tra le orchidee a fioritura invernale più decorative c’è sicuramente l’orchidea Epidendrum, un’orchidea originaria dell’America Tropicale, al cui genere appartengono circa mille specie di orchidee epifite.

Il nome Epidendrum deriva dal greco, e si compone di “epì” che significa “sopra” e da “dèndrom”, ossia “albero”, quindi “sopra all’albero”, un nome che richiama chiaramente la sua caratteristica di pianta epifita.

La specie più conosciuta del genere Epidendrum è l’Epidendrum Ibaguenses, un’orchidea nota anche con il semplice nome di Epidendro, caratterizzata da fusti alti, sottili e rampicanti, da foglie oblunghe e carnose di colore rosso, giallo e arancio, e dai fiori, che compaiono in inverno, di colore compreso tra il rosa e il lilla.

Piante da regalare a Natale, Anthurium sweet love

Il 25 dicembre si avvicina e, com’è facile immaginare, in molti sono alle prese con la corsa ai regali di Natale. Non possono quindi mancare, anche su Pollice green, i post dedicati alle idee regalo. Come avrete notato ci piace segnalarvi, di volta in volta, le piante di natale più gettonate ma anche quelle che sono al massimo del proprio splendore proprio nel mese di dicembre e, pur non esibendo i colori tipici del natale, sono perfette da recare in dono. Oggi vi parleremo di una pianta che rientra in entrambi questi gruppi e che, personalmente, adoro: l’Anthurium.

Coltivata come pianta d’appartamento, Anthurium è una pianta dal portamento maestoso, molto diffusa nella “versione” a brattee rosse; attualmente però i processi di selezione hanno reso disponibili diverse colorazioni delle brattee, tanto che non è infrequente trovare anche anthurium bianchi o rosa, talvolta con colorazioni diverse anche sulla stessa pianta. E’ questo il caso di Anthurium sweet love, perfetta per chi desidera fare un regalo elegante e originale ma non per questo vuole spendere cifre astronomiche.

L’Orchidea Angraecum

L’Angraecum è una magnifica orchidea originaria dell’Africa occidentale e dell’India, molto coltivata alle nostre latitudini per via della splendida fioritura. E’ costituita da un fusto che può raggiungere il metro di altezza e da foglie lunghe e strette, che restano a far bella mostra di sé per gran parte dell’anno. I fiori sono di colore bianco, con petali lunghi ed appuntiti, e fanno la propria comparsa nella tarda primavera, per poi restare sulla pianta fino al termine dell’estate.

E’ una pianta che si coltiva in vaso, all’interno delle mura domestiche, dove la temperatura può essere facilmente controllata. L’orchidea Angraecum, infatti, non riesce a sopravvivere in condizioni di freddo intenso, preferendo una temperatura compresa tra i 10°C ed i 25°C. Tra le specie più coltivate, segnaliamo l’Angraecum sesquipedale, detta anche Stella di Betlemme, caratterizzata da fiori bianchi, che assumono un profumo delicato nelle ore serali.

Stella di Natale: attenzione alle parti tossiche

La pianta di Natale per eccellenza è senza dubbio l’Euforbia pulcherrima, meglio conosciuta con il nome di Stella di Natale, della quale ci siamo occupati tante volte qui su Pollice Green.

Pur essendo considerata la pianta di Natale per antonomasia, la Stella di Natale è originaria dell’America centrale e per questo è difficile farla adattare al nostro clima che non è certo quello del suo ambiente naturale; per fortuna, però, con qualche accorgimento, è possibile far durare la Stella di Natale anche dopo le feste.

Della Stella di Natale, la prima cosa che colpisce è sicuramente la bellezza delle sue brattee, simili a foglie color rosso intenso, ma come spesso accade, le cose belle nascondono anche dei pericoli, e la Stella di Natale non fa eccezione a questa regola. Innanzi tutto, fate attenzione la lattice che esce dalle foglie e dal fusti in quanto se entra a contatto con la pelle può provocare eritemi, prurito e bruciore, soprattutto se entra dentro agli occhi.

Piante con fiori rossi: l’Elleanthus

L’immagine non rende merito alla bellezza della pianta, che si propone tra le più caratteristiche in assoluto della famiglia delle Orchidacee. Parliamo dell’Elleanthus, orchidea originaria dell’America del sud e diffusa sia come epifita che come terricola. E’ costituita da un fusto che può raggiungere i settanta centimetri di altezza, portando foglie nastriformi ed appuntite, di colore verde chiaro.

Nella stagione invernale tra le foglie spuntano delle magnifiche pannocchie con brattee colorate, che riempiono l’ambiente circostante di bianco, giallo, rosa e – soprattutto – rosso, per la gioia di coloro che durante le festività di fine anno vogliono regalare una pianta con colori tipici dei fiori di Natale. L’Elleanthus non è difficile da coltivare, ma bisogna rispettarne le esigenze in fatto di luce (molta, ma non diretta) e temperatura (mai al di sotto dei 5°C), come viene spiegato nella scheda dopo il salto.

La Stella di natale

La stella di natale

La stella di natale (Euphorbia pulcherrima) nota anche con il nome di poinsettia, è senza ombra di dubbio una delle piante di natale più amate e diffuse. Questo perchè contiene in sè tre dei colori simbolo del natale: il rosso brillante delle maestose brattee, il verde deciso di foglie e fusti, il giallo dorato delle infiorescenze. Alle sue caratteristiche cromatiche si aggiunge poi la forma stessa delle brattee che nel complesso richiamano alla mente una stella (da qui il nome comune).

In natura le stelle di natale formano arbusti perenni che possono raggiungere i due metri di altezza ma le loro dimensioni sono assai variabili e come ben sappiamo ne esistono esemplari che non vanno oltre i 10-15 centimetri. In commercio si trovano inoltre varietà con brattee rosa, bianche o screziate.

Le cure

Finchè perdurano le brattee la stella di natale deve essere tenuta in un luogo luminoso della casa, durante l’inverno anche alla luce diretta del sole, ad una temperatura di circa 22°C, al riparo da sbalzi termici e correnti di aria fredda. Va irrigata costantemente ma con moderazione. In primavera potrà essere portata all’esterno, purchè al riparo dai raggi diretti del sole.

Una volta teminata la fioritura la stella di natale perderà le foglie e le brattee si seccheranno; questo non significa assolutamente che la pianta ha terminato il proprio ciclo vitale ma semplicemente che ha cominciato il suo periodo di riposo vegetativo e che con le cure giuste potrà rifiorire l’anno seguente.

Le cure invernali per le piante acquatiche

I giardini acquatici non sono costituiti solo dai laghetti: si possono coltivare le piante acquatiche all’interno di tinozze o di grandi contenitori e, anche le acquatiche, come le piante da appartamento e da giardino, hanno bisogno di cure particolari durante l’inverno.

Cure invernali per ninfee e fiori di loto

Nelle regioni a clima più rigido, infatti, è bene spostare all’interno le tinozze che contengono piante acquatiche da fiore; ovviamente non tutte le piante acquatiche hanno la necessità di essere ricoverate all’interno, ciò infatti è indicato soprattutto per quelle delicate, come le ninfee e i fiori di loto che sono assolutamente inadatte a vivere a temperature troppo basse e che, quindi, devono essere spostate all’interno fino all’arrivo della primavera.

Non tutte le ninfee, però, temono i rigori invernali; ad esempio le ninfee rustiche resistono anche all’esterno, ma solo se vengono coltivate in specchi d’acqua abbastanza profondi, dove il gelo non possa creare un blocco di ghiaccio con il terreno.

Piante medicinali: la Betonica

La Betonica è una pianta erbacea perenne originaria dell’Europa e dell’Asia ed appartenente alla famiglia delle Labiatee, molto diffusa alle nostre latitudini allo stato spontaneo nei prati e nei pascoli. Si tratta di una pianta costituita da un fusto lungo fino a 40 centimetri, che porta foglie ovate e dentellate, di colore verde scuro. I fiori sono riuniti in verticilli di colore bianco, rosa, rosso o viola.

Come detto, cresce per lo più allo stato spontaneo, ma non è escluso che si possa coltivare come pianta da giardino, specie nella decorazione di bordure, aiuole e giardini rocciosi. Essendo una pianta rustica, non richiede cure particolari e si adatta alla coltivazione su qualunque terreno. Per concludere, non possiamo non ricordare le sue proprietà officinali della pianta. La Betonia, infatti,  in passato veniva utilizzata come tonificante, febbrifugo ed antidiarroico, mentre in età moderna la si usa per lo più come antinfiammatorio.

L’Orchidea di Natale, ovvero la Masdevallia tovarensis

Fiori di natale, l’Orchidea Masdevallia

Orchidee e Natale sono un connubio perfetto soprattutto se si tratta dell’Orchidea di Natale ossia della Masdevallia tovarensis. Questa specie di orchidea appartiene al genere Masdevallia di cui fanno parte circa 500 specie di orchidee originarie dell’America Latina, caratterizzate da fiori triangolari, che appaiono generalmente in inverno, con tre grandi sepali che terminano con lunghe code. Le orchidee del genere Masdevallia possono essere sia terrestri che epifite o litofite, e devono il loro nome al medico e botanico spagnolo José Masdeval.

La prima Masdevallia tovarensis fu scoperta in Venezuela, nella regione di Tovar, vicino a Caracas, ed fu descritta nel 1849 dal botanico tedesco Heinrich Gustav Reichenbach che le attribuì l’epiteto “tovar”, dal nome della regione nella quale fu trovata, seguito dal suffisso latino “ensis”. I primi esemplari di Masdevallia tovarensis giunsero in Europa tramite un collezionista inglese ed ottennero subito molto successo.

Erbe medicinali: la Piantaggine

La Plantago o Piantaggine è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Plantaginacee, molto diffusa alle nostre latitudine, specie allo stato spontaneo. A seconda della specie, può presentare foglie ovali ed allargate o lunghe e lanceolate di colore verde chiaro. I fiori sono riuniti in pannocchie molto strette e fanno la propria comparsa nel periodo primaverile.

Solitamente la Piantaggine si trova allo stato spontaneo, nei prati o lungo i bordi delle strade, ma non è detto che non la si possa coltivare sia come tappezzante che come pianta per decorare i giardini rocciosi. Inoltre è una pianta commestibile e le sue foglie vengono utilizzate crude per arricchire le insalate o lessate e condite. Infine ricordiamo che la Plantago è una pianta importante dal punto di vista officinale per le sue proprietà lenitive contro le irritazioni e le punture di insetti.

Piante velenose: la Belladonna

Sicuramente avrete sentito parlare del veleno di Belladonna, immancabile negli intrighi di corte dei romanzi o dei film; in realtà la pianta dalla quale viene estratto questo veleno, ovvero l’Atropa belladonna, è una pianta erbacea molto decorativa, ma poco conosciuta e ancor meno coltivata nei giardini. Come dicevamo, l’Atropa belladonna è una pianta erbacea perenne di grande taglia, appartenente alla famiglia delle Solanaceae, nota fin dal Medioevo come pianta usata da maghi e guaritori.

Nonostante sia una pianta molto decorativa, la diffusione della Belladonna come pianta ornamentale è frenata a causa del veleno che contiene in tutte le sue parti: per la maggior parte nei frutti ma anche nelle radici e nelle foglie essiccate. Le bacche della Belladonna sono la sua caratteristica principale: sono molto belle da vedere ma altrettanto pericolose se ingerite, in quanto sono altamente tossiche, per questo vengono chiamate con il nome di “ciliegie di Satana”.

Nel caso si desiderasse coltivare questa pianta, il problema del veleno potrebbe essere risolto eliminando, alla fine della fioritura, le bacche in formazione, recidendo i peduncoli dei calici dei fiori Dal punto di vista fisico, la Belladonna si caratterizza per le foglie di forma ovata, per i fiori dalla forma campanulata di colore violaceo e verde, e per i frutti, ovvero delle bacche nere e lucide protette da una specie di calice, che contengono alcune sostanze velenose alle quali, però, ne sono immuni gli uccelli.