Morfologia delle piante: le radici

radici

Nel regno vegetale si possono trovare piante molto semplici costituite da una sola cellula, cioè unicellulari, e altre più complesse, cioè pluricellulari. Le piante pluricellulari sono formate da tre organi principali: le radici, il fusto e le foglie, e da altri organi con funzione riproduttiva, ovvero i fiori, i frutti e i semi. Oggi parleremo del primo degli organi principali delle piante, e cioè le radici

Le radici svolgono due funzioni molto importanti: l’alimentazione e l’ancoraggio della pianta al terreno; quest’organo è in grado di assorbire dal suolo l’acqua e i nutrienti indispensabili per la crescita della pianta. In natura i nutrienti si rigenerano in modo spontaneo tramite la pioggia o la decomposizione delle materie organiche, mentre per le piante in vaso bisogna somministrarli periodicamente perché si esauriscono.

Fiori simbolo d’amore, non possono mancare a San Valentino

fiori simbolo d'amore

La festa di San Valentino è stata istituita da Papa Gelasio I circa due secoli dopo la morte del Santo cui è dedicata, avvenuta nel 273 d.C., per ricordare il messaggio d’amore che questi cercò di diffondere con le proprie opere durante tutta la vita e, allo stesso tempo, scalzare l’allora ancora sentita celebrazione pagana delle Lupercalia (che veniva però festeggiata il 15 Febbraio). Tale ricorrenza è oggi arcinota come la festa degli innamorati e viene celebrata in gran parte del mondo occidentale, ma anche in estremo oriente, soprattutto attraverso lo scambio di doni.

Tradizionalmente a farla da padrone in questa occasione sono gli omaggi floreali, soprattutto i mazzi di rose rosse, fiori simbolo di amore e sensualità per anonomasia. In realtà però sono moltissimi i fiori portatori del medesimo significato, o di significati analoghi, ideali per fare un dono gradito alla propria amata (o al proprio amato perchè no?) distinguendosi con un tocco di originalità.

Lavori mese per mese: Febbraio

lavori mese di febbraio

In casa:
evitare l’esposizione delle piante da appartamento, fiorite o non, all’azione diretta del sole. Non portare incautamente all’esterno le piante d’appartamento, anche se, specie nell’Italia centro meridionale, la temperatura è notevolmente salita. È meglio usare prudenza e attendere che la stagione sia definitivamente entrata nella primavera e la temperatura si mantenga sufficientemente alta.

Potare a circa un palmo di altezza e riporre in luogo buio e fresco, senza alcuna annaffiatura, la stella di Natale (Euphorbia pulchem’ma). In maggio si provvedere a rinvasarla, si rimetterà il vaso all’aperto e si darà inizio alle normali operazioni colturali.

Sul balcone:
aprire ogni tanto i pannelli vetrati che chiudono serre o lettorini per far respirare le piante e impedire un dannoso accumulo di umidità. Questa operazione deve essere compiuta nelle ore di sole e l’apertura dei vetri non deve durare più di un’ora.

Potare i rosai se non era già stato fatto in gennaio.

La Ginestra dei carbonai

ginestra dei carbonai

Gli affezionati lettori di PolliceGreen ricorderanno senza dubbio un articolo dedicato alla Ginestra, nel quale venivano dettagliatamente indicate le cure relative alla coltivazione. Perché allora tornare sull’argomento? Perché oggi vogliamo dedicarci ad una particolare varietà di questa spettacolare pianta, ovvero il Cytisus scoparius, comunemente conosciuto come Ginestra dei carbonai.

A prima vista potrebbe essere confusa con la Ginestra comune, ma se facciamo lo sforzo di avvicinarci alla pianta, possiamo notare che il Cytisus scoparius presenta la sezione dei rami a forma pentagonale, a differenza dell’altra che invece è a sezione tondeggiante.

Appartiene alla famiglia delle Fabacee ed è originaria dell’Europa, dell’Asia minore e dell’Africa. Alle nostre latitudini è piuttosto diffusa sia nelle zone montuose che a bassa quota, rallegrando la vista nei pressi dei boschi o lungo i sentieri con il suo colore giallo intenso.

Lavori mese per mese: Gennaio


lavori mese per mese: Gennaio
In casa
Eliminare le foglie in­giallite e cercare di in­dividuare la causa del­l’inconveniente. Dedicare particolari cure alle piante con fioriture invernali per evitare che sfioriscano rapidamente. Controllare i sottovasi per eliminare l’acqua stagnante.
Provvedere alla con­servazione delle specie bulbose fiorite fra Na­tale e Capodanno, to­gliendo i bulbi dall’ac­qua quando le corolle sono appassite.
Sul balcone
Non annaffiare vasi e cassette durante la cat­tiva stagione, nelle re­gioni settentrionali; nel centro-sud è consiglia­bile somministrare qual­che bicchiere di ac­qua se il mese si man­tiene particolarmente asciutto e la tempera­tura oscilla intorno ai 10°.
Controllare periodicamente gli arbusti di ro­se. Se si verifica una precoce apparizione di gemme si rende ne­cessaria l’immediata potatura.
Provvedere, se neces­sario, alla riparazione dei tralicci per rampi­canti prima che i deli­cati germogli rendano più difficile questa operazione.

Le erbe aromatiche di Gennaio

erbe aromatiche

ERBA LALDA
(Lapsana communis)

Spontanea in quasi tutta la Penisola, fiorisce nei mesi più caldi dell’estate con una profu­sione di corolle gialle molto simili a mar­gherite portate da lunghi peduncoli sottili che si diramano in radi ciuffi.
Si coltiva senza grande difficoltà, tanto che spesso viene impiegata per arricchire il bor­do misto o per decorare le scarpate o i bor­di dei prati  rustici.
Serve per la preparazione di insalate, utiliz­zando le foglie più tenere, oppure può es­sere impiegata come verdura in minestre di riso. Il suo particolare aroma e il tipico sa­pore amarognolo rendono l’erba laida mol­to appetitosa e stimolante per l’appetito.

ERBA POLVERINA
(Amaranthus blitum)

Nota anche come «blito bianco» questa pianta cresce spontanea nei luoghi umidi e ombrosi.
Si coltiva in terra piuttosto sabbiosa, a mez­z’ombra cercando di tenere sempre fresco il terreno. Si consiglia di seminare a primavera.
Serve, utilizzando le foglie, alla preparazione di saporiti piatti di verdura cotta dal sapore molto simile a quello degli spinaci. Queste foglie, oltre ad avere un gusto assai gradevo­le, vantano una notevole proprietà rinfre­scante ed essendo ricche di ferro costituisco­no un ottimo coadiuvante delle diete per persone anemiche o convalescenti.

Il Pero del Signore

Il Pero del Signore, probabilmente è l’origine del nome del più conosciuto Bergamotto. Otre ad essere probabilmente effetto di una  mutazione con un’altra specie, si ipotizza che possa provenire dalla Cina, dall Spagna o dalle Canarie, ma anche nella nostra calabria ha trovato un ottimo terreno per fruttuficare. Tornando all’etimologia, Berg-armudi, significa “pero del Signore” in lingua turco.

Araucaria: Pino del Cile o Albero della Scimmia

araucana

II nome scientifico di queste particolari piante rivela una storia abbastanza strana, che si riferisce al viaggio compiuto dal naturalista A. Menzies, nel 1792, in Cile. Durante questa spedizione, a Menzies, vennero offerti al naturalista e alla sua equipe, dei semi come frutta secca ed il loro sapore parve tanto insolito al botanico da indurlo a voler conoscere la pianta che produceva gli insoliti frutti. Fu così che Menzies, conquistato dall’esotica forma dell’albero, decise di portarne qualche seme in Europa, ed esattamente a Kew, nei floridi giardini reali inglesi dove nacque la prima araucaria del nostro continente. Il nome del­la nuova pianta fu scelto in ricordo della pro­vincia cilena Arauco, dove Menzies aveva fatto la conoscenza della bella conifera.

Le araucarie si prestano a decorare: spazi esigui, come i piccoli giardini, dato che la crescita di queste piante è piuttosto lenta e prima che gli esemplari assumano proporzioni rispet­tabili debbono passare molti anni dall’e­poca della piantagione. Di conseguenza, vo­lendo piantare una araucaria in uno spazio molto ampio, è consigliabile scegliere esem­plari già ben sviluppati.

La tradizione del ceppo di Natale

ceppo di Natale

Una delle tradizioni natalizie più antiche legate alle piante è quella del ceppo di Natale, un’usanza che rispondeva alla necessità di riscaldarsi ed illuminare la casa. Nella notte di Natale veniva acceso nel caminetto un grosso ceppo di ulivo o di quercia che doveva riscaldare ed ravvivare la casa fino a Capodanno e, a volte, addirittura fino alla Befana.

Il ceppo aveva anche un significato simbolico, ovvero il legno che ardeva era il simbolo del passato, e nel nuovo bruciare si cercavano di cogliere dei presagi su come sarebbe stato il nuovo anno; le ceneri venivano poi raccolte e sparse nei campi per assicurarsi dei buoni raccolti, ma non solo: ai resti del ceppo venivano attribuiti dei poteri taumaturgici, e venivano usati per curare gli animali e aiutarli nel parto, per ricoverare il raccolto e per guarire il mal di denti.

Le leggende natalizie legate all’agrifoglio

leggende agrifoglio

Ieri vi abbiamo parlato delle leggende natalizie legate al ginepro, oggi è il turno di quelle collegate ad una delle piante simbolo del Natale, ovvero l’agrifoglio, di cui vi abbiamo già indicato le caratteristiche botaniche.

L’agrifoglio è considerato una pianta magica fin da prima dell’arrivo del Natale cristiano, perché si dice che portasse fortuna e proteggesse dai demoni; con il passare del tempo i cristiani iniziarono ad usare questa pianta come decorazione per il periodo di Natale, in quanto la forma delle sue foglie ricordava la corona di spine i Gesù e le bacche rosse il suo sangue; inoltre i boccoli bianchi simboleggiano la purezza della Madonna.

Le leggende natalizie sul ginepro

ginepro leggende natale

Abbiamo già parlato del ginepro e delle sue caratteristiche botaniche; oggi, con il Natale tra soli quattro giorni, vi racconteremo le leggende riferite a questa pianta. Secondo la tradizione, il ginepro avrebbe protetto la Sacra Famiglia nascondendola tra i suoi rami mentre scappava dai soldati di re Erode, e che, per questo, Maria l’avrebbe benedetto e concesso l’onore di fornire il legno per la croce.

Nell’antichità, inoltre, si riteneva che le bacche di ginepro avessero il potere di salvare gli uomini dai morsi di serpente, e quindi, essendo il serpente simbolo del demonio, al ginepro venne attribuito il potere di tenere lontano il peccato e il male dall’uomo.

Come creare un segnaposto natalizio con le piante

agrifoglio

Natale è sempre più vicino e nella fretta dei preparativi può capitare di dimenticare qualche prezioso dettaglio che può arricchire la giornata di festa, rendendola unica ed indimenticabile. Tanto per fare un esempio, avete pensato a come stupire gli ospiti con l’addobbo della tavola?

D’accordo, avete già tirato fuori la tovaglia buona, quella che si usa solo per le grandi occasioni, e magari avete messo mano anche all’argenteria che solitamente fa bella mostra di sé nella vetrina del salotto… Ma manca ancora un piccolo particolare per rendere la vostra tavola simpatica ed originale: il segnaposto natalizio.

In commercio ne trovate in grande quantità, con forme e colori diversi, economici o di gran classe, ma volete mettere la soddisfazione di creare con le vostre mani un segnaposto a tema, utilizzando le nostre amiche piante? E allora ecco qualche semplice creazione da realizzare per fare in modo che il Natale del 2009 sia ricordato come il più bello degli ultimi anni.

La storia dell’albero di Natale

albero di natale

Ogni anno nel mese di dicembre le case degli italiani accolgono un gradito ospite, addobbandolo e ricoprendolo di attenzioni come fosse uno di famiglia. Parliamo dell’Albero di Natale, che insieme al Presepe rappresenta il simbolo delle festività natalizie. Ma dove nasce l’usanza di abbellire un abete con palline colorate, nastri e luci?

E’ ovvio che dobbiamo muoverci sul terreno della leggenda, visto che, contrariamente al Presepe, non c’è stato un evento “storico” tale da giustificare la pratica. Ma è interessante anche scoprire il motivo per cui l’abete venisse venerato dalle antiche popolazioni, tanto da diventare così importante per il Natale.

A dare importanza all’abete e, più in generale agli alberi che si prestano all’addobbo natalizio, è il suo carattere di sempreverde. Anticamente infatti, tale pianta veniva venerata proprio per la sua capacità di restare “vestita” anche in inverno, quando la natura perde i suoi meravigliosi colori e lascia uno scenario desolante per la vista.

Leggende di Natale, la nascita del vischio

vischio

Nonostante il nostro Pollice sia tradizionalmente dedicato al giardinaggio in senso stretto, il clima natalizio ci incoraggia ad affrontare i nostri consueti argomenti da punti di vista diversi; siamo certi d’altra parte di fare cosa gradita a tutti i nostri lettori appassionati facendo trovare loro sotto l’albero qualche storia “vegetale” da narrare.

Appena ieri vi abbiamo raccontato l’origine leggendaria della credenza secondo la quale baciarsi sotto il vischio porta fortuna; oggi vogliamo narrarvi un’altra leggenda sempre sul mio amato vischio, legata però alla sua comparsa sulla terra. Anche in questo caso, come vedrete, le lacrime sono legate a questo simbolo natalizio di gioia e felicità, come a dirci che al dolore può sempre seguire una nuova gioia inaspettata…forse per questo io l’ho sempre amato tanto?

In ogni caso, veniamo alla nostra storia: pare che la notte in cui nacque Gesù un vecchio mercante avaro e un po’ imbroglione si sia ritrovato per puro caso a Betlemme; qui fu richiamato dalle grida gioiose degli abitanti che accorrevano alla grotta, uomini e donne che lui non conosceva e che lo chiamavano “fratello” perchè anche lui si recasse ad adorare il figlio di Dio sceso fra gli uomini.