Piante da giardino, annuali e perenni

piante annuali e perenni

Se siete giardinieri principianti e volete ottenere dei buoni risultati vi sarà utile imparare anche a distinguere le piante in base alla durata del loro ciclo vegetativo. Se già ci seguite avrete senz’altro notato che spesso, nelle schede dedicate alla coltivazione delle diverse piante, viene indicato se queste sono annuali, perenni o biennali. Vediamo quindi la differenza tra queste tre classi di piante relativamente alle loro esigenza colturali:

Le piante annuali propriamente dette sono quelle che concludono il proprio ciclo vegetativo (seme, fiore, frutto e deperimento) nel corso di un solo anno. Esse possono essere distinte in rustiche e semirustiche; le piante annuali rustiche sono piuttosto resistenti al freddo e alle gelate invernali e si possono coltivare all’aperto, le piante annuali semirustiche includono alcune specie da aiuola e necessitano di essere coltivate in luoghi protetti (come serre o verande) laddove ci sia il pericolo di gelate invernali. Sappiate però che nelle zone a clima più mite molte piante annuali semirustiche si comportano come perenni.

Becco di gru, come coltivarlo al meglio

becco di gru

Il becco di gru, o becco di airone (Erodium cicutarium), è una pianta appartenente alla famiglia delle Geraniaceae che cresce spontanea ai margini delle strade prestandosi allo stesso tempo alla coltivazione in vaso e nei giardini rocciosi; ha altezza variabile da 8 a 60 cm e può quindi essere usata anche per creare tappeti erbosi che fioriranno tra marzo e ottobre. Il becco di gru però non è sempreverde e perde la parte aerea durante i mesi più freddi dell’anno. I fiori sono piuttosto piccoli di colore rosa-lilla.

Quanto alle cure colturali, il becco di gru esige di essere coltivato in un luogo luminoso, meglio se in pieno sole; è una pianta piuttosto resistente sia al freddo che al caldo e non ha grandi esigenze idriche: basta annaffiarla sporadicamente ( 2-3 bicchieri d’acqua una volta ogni quindici giorni saranno sufficienti) aspettando che il terreno sia asciutto tra una bagnatura e l’altra.

Buddleja, l’albero delle farfalle

Buddleja

Sotto il nome di buddleia, o albero delle farfalle, vanno circa un centinaio di arbusti, sia sempreverdi che decidui, originari dell’Asia e del sud Africa, molto diffusi a scopo ornamentale anche nei paesi occidentali. Le buddleja sono caratterizzate da lunghi steli leggermente ricadenti che, dall’inizio dell’estate fino all’autunno producono vistosi fiorellini tubolari viola, bianchi o rossi raccolti in spighe il cui profumo, che ricorda quello del miele, attira le farfalle (da cui il nome comune). Le foglie sono di colore verde scuro, lanceolate con la pagina inferiore bianca o grigia.

Quanto alle cure colturali, le  buddleie prediligono posizioni molto luminose, sia al sole che in penombra. Seppure si tratti di piante piuttosto resistenti che sopportano il freddo, preferiscono i climi secchi a quelli umidi e non hanno grandi necessità idriche; è possibile quindi annaffiarle solo saltuariamente nei periodi più caldi dell’anno. Quanto al terreno crescono bene in qualsiasi terreno da giardino, a patto che, come sempre, sia ricco di materia organica e ben drenato. Il terreno può essere arricchito in autunno e in primavera con l’aggiunta di concime organico maturo ai piedi della pianta, mentre da aprile a ottobre è opportuno aggiungere del concime per piante da fiore all’acqua delle annaffiature, ogni 15-20 giorni.

Fiori in giardino, la Scilla

falso giacinto

Sotto il nome di Scilla, o falso giacinto, va un genere della famiglia delle Liliaceae che comprende alcune specie di bulbose originarie dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa. Dai bulbi crescono numerose foglie lunghe e strette, disposte a rosetta dalle quali, da maggio a luglio, si dipartono alcuni fusti alti 10-15 cm che producono piccoli grappoli di fiori a stella, di colore viola, azzurro, blu o bianco. Alcune specie presentano però piccoli fiorellini riuniti in lunghe pannocchie. Si tratta di bulbose che trovano largo impiego nella creazione di aiuole e bordure ma si prestano altrettanto bene alla coltivazione in giardini rocciosi.

Quanto alle cure colturali, le scilla amano posizioni soleggiate, ma crescono senza problemi anche in zone semiombreggiate; i bulbi si possono lasciare interrati durante il periodo invernale di riposo vegetativo poichè non temono il freddo e sottoterra si riproducono dando luogo a numerosi bulbilli da cui poi possono essere ottenuti nuovi esemplari. Riguardo le annaffiature i falsi giacinti vanno bagnati abbondantemente da marzo a agosto, soprattutto durante il periodo di fioritura, anche se tollerano abbastanza bene la siccità.

Giacinti, curiosità e leggende

giacinti curiosità

Molto noti ed apprezzati nel mondo antico, i giacinti furono quasi dimenticati nel mondo occidentale fino a quando, nel 1570, un ambasciatore austriaco, ne portò alcuni bulbi a Vienna; da qui la loro crescente diffusione che li condusse a divenire tra i fiori più apprezzati del tempo, soprattutto nei Paesi Bassi.

Secondo quanto narrato da Ovidio nel decimo libro delle “Metamorfosi” Giacinto era il figlio di Amicla e Diomede. Inseparabile amico di Apollo, morì proprio a causa di quest’ultimo durante una gara di lancio del disco; Zefiro infatti, geloso dell’amicizia fra Apollo e il giovinetto, deviò il lancio del dio il cui disco ferì a morte Giacinto. In preda alla disperazione, Apollo tentò di salvare in ogni modo l’amico ma a nulla valsero i suoi tentativi. Fu così che il dio decise di trasformare le spoglie del giovane in un fiore di colore rosso porpora proprio come il sangue da questi versato e di dargli, in suo onore, il nome di Giacinto.

Fioriture di marzo, i giacinti

giacinto cure

Il giacinto è una pianta bulbosa appartenente alla famiglia delle Liliaceae originaria di Europa e Asia. Già dai primi giorni di marzo produce fiori vistosi e profumati raccolti in racemi lunghi anche 15 cm; i singoli fiori hanno forma tubolare con apertura a stella e si presentano, nella specie più diffusa, che è il Hyacinthus orientalis, di colore rosso, bianco, rosa, salmone, arancione, lilla e di diverse tonalità di azzurro. Le foglie basali, nastriformi e di un bel verde brillante, si dispongono sotto il fusto fiorifero.

I giacinti si prestano sia alla coltivazione in piena terra in giardino, per la formazione di aiuole e bordure, che in vaso, in balconi e terrazze o in appartamento. Quanto alle cure colturali, queste variano leggermente proprio in funzione del tipo di coltivazione: se coltivati in vaso infatti i giacinti andranno posizionati in luogo più luminoso possibile ma non al sole diretto, mentre in esterno si possono coltivare anche in pieno sole. Se coltivati in esterno inoltre non hanno particolari esigenze di terreno, mentre, in vaso andrà utilizzato un composto con prevalenza di torba.

Alloro, leggende e curiosità

alloro curiosità

Secondo il mito, la pianta di alloro fece la propria comparsa sulla terra a causa di un amore non corrisposto: si narra infatti che Apollo, il dio greco del sole, amasse alla follia la bellissima Dafne; un giorno quindi, scorta la fanciulla lungo le pendici del monte Parnaso, cercò di attirarla a sè. Questa però vedendolo arrivare si diede alla fuga e fu inseguita; fu proprio nel momento in cui il dio stava per raggiungerla che Dafne invocò l’aiuto di Gea (la dea della terra) che la trasformò in un albero di alloro, pianta che da allora divenne sacra proprio ad Apollo e le cui fronde vennero usate per incoronare le teste dei poeti, degli eroi, dei vincitori. Usanza che si è mantenuta in gran parte anche ai giorni nostri.

L’alloro è un albero sempreverde che cresce anche spontaneo; appartiene alla famiglia botanica delle Lauracee e può raggiungere altezze comprese fra 2 e 8 metri. E’ dotato di foglie lanceolate, coriacee, che si possono raccogliere durante tutto l’anno, e di piccoli fiori di colore bianco o giallastro che fanno la propria comparsa tra marzo e aprile. Tra ottobre e novembre, fanno la propria comparsa sugli alberi femmina i frutti, piccole drupe di colore scuro simili a olive.

Fiori primaverili, l’ornitogallo

ornitogallo

L’Ornitogallo (Ornithogalum) è una pianta bulbosa, originaria dell’Asia, dell’Europa e del nord America, appartenente alla famiglia delle Hyacinthaceae; questa bella pianta fiorita deve il proprio nome al fatto che la sua infiorescenza, quando chiusa, ricorda la cresta di un gallo: le specie più diffuse hanno infatti un’infiorescenza a pannocchie, in cui i fiori sbocciano a partire dal basso; esistono tuttavia anche specie di ornitogallo con infiorescenze rotonde o fiori singoli a forma di stella. I fiori sono in genere di colore chiaro, bianco o crema, ma esistono anche varietà con vistosi fiori rossi, arancioni o gialli.

Ornitogallo in balconi e terrazze

L’ornitogallo, oltre a fare bella mostra di sè in aiuole e bordure in primavera, si presta anche alla coltivazione in vaso in balconi e terrazze; in quest’ultimo caso però e bene proteggere la pianta dai ristagni idrici. Quanto alle cure colturali, questa bulbosa può essere coltivata sia in pieno sole che in penombra; se coltivata in vaso il terreno ideale è rappresentato da un miscuglio di torba, terra e sabbia, mentre per la coltivazione in piena terra va bene qualunque tipo di terreno purchè ben drenato. In autunno è opportuno aggiungere del concime organico.

Fiori di marzo, la speronella

speronella

Sotto il nome di speronella vanno circa 250 specie di piante erbacee annuali e perenni, originarie di Europa, Nord America e Asia, appartenenti al genere Delphinium della famiglia delle Ranunculaceae. In primavera e in estate producono fiori colonnari di colore porpora, bianco o azzurro; i fiori sono a coppa e possono presentarsi semplici o doppi. Poichè le spighe fiorite della speronella possono raggiungere anche altezze considerevoli, questa si presta alla coltivazione in bordure o al centro delle aiuole, conferendo così un tocco di colore ed eleganza al giardino.

Quanto alle cure colturali, i delphinium preferiscono le posizioni soleggiate ma crescono senza problemi anche in penombra, a patto però che godano dei raggi del sole almeno per alcune ore al giorno; per evitare che le lunghe spighe si pieghino o, peggio, si spezzino, sarà opportuno scegliere una parte del giardino, o del balcone nel caso le coltiviate in vaso, al riparo dal vento o, in alternativa, dotare gli steli di un tutore. Le innaffiature dovranno essere abbondanti e frequenti da marzo e fino alla fioritura; in seguito andranno diradate e, quindi, sospese del tutto in autunno.

Cura del prato, risemina e rinnovo

risemina prato

Il fatto che le piante erbacee siano perenni e che il prato venga sottoposto a frequenti interventi di manutenzione non esclude la necessità di procedere, di tanto in tanto, alla sua risemina; l’erba è infatti soggetta sia al diradamento che alla formazione di cespi grossolani che ne rendono opportuno il rinnovo graduale. La risemina del prato deve essere effettuata all’incirca ogni due anni e viene svolta contestualmente agli interventi di aerazione e sabbiatura; più precisamente, la risemina va fatta insieme alla sabbiatura, dal momento che il seme deve essere coperto con la sabbia (o la torba) perchè attecchisca e non venga disperso dal vento.

Ciò premesso, tenete conto che per la risemina del prato dovrete utilizzare le medesime specie, o delle specie più simili possibile, del prato già esistente; le dosi dovranno essere di 15-20 grammi di semi per metro quadrato. Se il vostro prato è molto sfruttato (ad esempio se si tratta di un campo sportivo e se i bambini vi giocano abitualmente) vi consigliamo di usare le seguenti sementi nelle dosi di un terzo ciascuna: Lolium perenne, Poa pratensis, Festuca.

Manutenzione del prato, aerazione e sabbiatura

sabbiatura prato

Aerazione del prato

Con l’andare del tempo l’usura del prato porta ad una compressione del terreno e al conseguente compattamento del suolo; allo scopo di prevenire questo fenomeno può essere utile aggiungere molta sabbia nella fase di preparazione del prato e/ procedere di tanto in tanto alla sua aerazione, un intervento manutentivo che permette di migliorare la qualità del suolo consentendo all’aria di penetrare in profondità.

L’aerazione del prato può essere fatta praticando in maniera regolare dei fori nel suolo con una forca a tre-quattro denti oppure camminando sul prato con addosso delle speciali calzature (in vendita nei garden center più forniti) dotate di suole di ferro e puntali che penetrano nel terreno. L’aerazione ha inoltre l’effetto di favorire lo sviluppo delle radici, di migliorare la capacità del terreno di assimilare le sostanze organiche, di migliorare l’attività microbiologica e il drenaggio. Il periodo più indicato per procedere all’aerazione è quello di ripresa vegetativa del prato, tra marzo e aprile e in autunno.

Come fare il compost, i contenitori per il compostaggio

contenitori compostaggio

Quando vi abbiamo spiegato come si fa il compost, o composta, abbiamo appena accennato ai contenitori, i cosiddetti composter, dentro ai quali stoccare la nostra miscela di rifiuti organici perchè si trasformi in humus. Oggi quindi torneremo sull’argomento per spiegarvi quanto sia importante la scelta del composter adeguato per ottenere una buona composta e non rischiare di mandare all’aria tutti i nostri buoni propositi.

Il composter vero e proprio è solitamente una campana di plastica dotata di coperchio e di fori di areazione, per fare il compost però è possibile utilizzare anche bidoni o cassette opportunamente adattati allo scopo; vi abbiamo già detto infatti che una delle condizioni necessarie perchè i rifiuti organici si trasformino in concime è la presenza di ossigeno. Ne consegue che se stipaste i resti della cucina o dell’orto-giardino in un contenitore completamente chiuso non otterreste altro che una poltiglia inutilizzabile di spazzatura.

Come fare il compost

come fare il compost

Il compost, noto anche come terricciato o composta, è un concime naturale ottenuto dalla decomposizione e umidificazione di scarti organici. Tali processi avvengono ad opera di micro e macrorganismi (batteri, funghi, lombrichi, insetti, ecc.) in presenza di alcune condizioni particolari: la presenza di ossigeno e l’equilibrio di alcuni elementi chimici contenuti nelle sostanze utilizzate.

Capirete quindi come i rifiuti organici della cucina e dell’orto, o giardino, rappresentino materiale prezioso che è possibile trasformare in humus e riutilizzare per rendere più fertile il terreno e nutrire le piante riducendo, allo stesso tempo, la quantità di rifiuti immessi nell’ambiente.  Ma cosa bisogna fare per ottenere un buon compostaggio? Vediamolo insieme passo dopo passo:

Il materiale da compostare

Il materiale da compostare deve essere vario e ben miscelato; attenzioni quindi alla proporzione tra sostanze ricche di carboidrati, quali fogliame, paglia, residui di potature, carta, e sostanze ricche di proteine, quali avanzi di cucina, erba verde, letame.

Irrigare il prato

irrigare il prato

Il prato necessita di essere irrigato soprattutto nel periodo che va dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno, anche se talvolta i prati ornamentali hanno bisogno di essere irrigati anche in inverno, soprattutto nelle zone a clima più mite nelle quali può accadere che non piova per qualche tempo. Gli inverni poco piovosi portano infatti ad una germinazione precoce del prato e ammorbidire il suolo in questi casi servirà ad aiutare le giovani piante.

L’irrigazione del prato tuttavia è un’operazione molto delicata che rischia di rivelarsi dannosa; se da un lato infatti l’acqua favorisce lo sviluppo delle piante rendendo il tappeto più fitto, ne fortifica le radici e ne intensifica il colore, dall’altro esercita i medesimi benefici anche sulle tanto detestate erbe infestanti. Inoltre, se eccessiva, la quantità di acqua fornita può causare la comparsa di funghi, soprattutto a fine estate ed inizio autunno.

Per questi motivi all’arrivo dei primi caldi è fondamentale non farsi prendere dal panico e guardarsi bene dal commettere due errori piuttosto comuni: usare grandi quantità di acqua o, peggio, irrigare con parsimonia ma frequentemente; quest’ultimo tipo di intervento, ad esempio, favorisce lo sviluppo delle specie infestanti. Quando si irriga il prato quindi è meglio tenere conto dei seguenti fattori: