La Scarpetta di Venere

scarpetta di venere

Tra le Orchidee di maggior interesse dal punto di vista estetico, merita particolare attenzione la cosiddetta Scarpetta di Venere, conosciuta in alcune zone d’Italia anche come Pianella della Madonna.

I nomi comuni derivano in realtà dal greco Cupris (soprannome attribuito a Venere, divenuto per estensione un complimento verso una bella donna) e Pedion (calzatura in generale) il che ci porta direttamente verso il nome scientifico della pianta, ovvero Cypripedium.

Alcuni esemplari di questa magnifica pianta si possono reperire sull’Appennino o sulle Alpi, sebbene la raccolta indiscriminata da parte degli escursionisti l’abbia trasformata in una specie rara e protetta. Ma non è necessario recarsi sui prati di montagna e violare la legge per poter godere della bellezza della Scarpetta di Venere, visto che è possibile coltivarla tranquillamente nel proprio giardino, attenendosi a delle regole ben precise.

Piante grasse, tutto ciò che c’è da sapere iniziando dal terreno più adatto

piante grasse

Cominciamo col dire che le piante comune­mente chiamate grasse in realtà non lo so­no affatto (esse contengono infatti la minor percentuale di grassi di tutte le specie che compongono il regno vegetale); più esatta­mente dovrebbero essere definite «succu­lente» a indicare la natura carnosa dei loro tessuti.

Questo gruppo di piante, che continueremo a chiamare «grasse» per comodità, com­prende numerose specie appartenenti a fa­miglie diverse, ma con una caratteristica in comune; sono tutte piante «xeròfite» ossia adatte a vivere in ambienti aridi e caldi, ric­chi di luce. La sopravvivenza di questi esem­plari è resa possibile dalia loro struttura «spugnosa» per mezzo della quale assorbono una grande quantità di acqua che rie­scono a conservare a lungo limitando la traspirazione. Infatti le foglie (scientificamente chiamate «cladodi» o «fillocladi»), cioè gli organi che permettono la traspirazione, nelle piante grasse hanno una superficie mol­to ridotta o, addirittura, sono trasformate in spine.

Agazzino, ornamentale e commestibile

agazzino

Agazzino è la denominazione comunemente usata per indicare la Pyracantha Coccinea, pianta dallo straordinario effetto decorativo sia nel periodo della fioritura sia in quello della comparsa dei frutti. Appartiene alla famiglia delle Rosacee ed è originario delle zone temperate di Asia, Europa e Nord America, pur essendo ormai diffuso a tutte le latitudini.

Si presenta come una pianta arbustiva molto fitta ed è per questo che spesso viene utilizzata nella formazione di siepi. Tuttavia può risultare particolarmente spettacolare anche se coltivato come pianta unica, per via delle sue foglie ovali e lucide, dal colore verde scuro, dei fiori bianchi e profumati a forma di stella e dei frutti tondeggianti, riuniti in grappoli, dal colore arancio-rossastro.

L’Agazzino è una pianta utilizzata frequentemente in parchi e giardini, dove riempie la scena con i suoi colori, ma spesso viene utilizzata a scopo culinario, poiché i suoi frutti sono commestibili.

Lavori mese per mese: Gennaio


lavori mese per mese: Gennaio
In casa
Eliminare le foglie in­giallite e cercare di in­dividuare la causa del­l’inconveniente. Dedicare particolari cure alle piante con fioriture invernali per evitare che sfioriscano rapidamente. Controllare i sottovasi per eliminare l’acqua stagnante.
Provvedere alla con­servazione delle specie bulbose fiorite fra Na­tale e Capodanno, to­gliendo i bulbi dall’ac­qua quando le corolle sono appassite.
Sul balcone
Non annaffiare vasi e cassette durante la cat­tiva stagione, nelle re­gioni settentrionali; nel centro-sud è consiglia­bile somministrare qual­che bicchiere di ac­qua se il mese si man­tiene particolarmente asciutto e la tempera­tura oscilla intorno ai 10°.
Controllare periodicamente gli arbusti di ro­se. Se si verifica una precoce apparizione di gemme si rende ne­cessaria l’immediata potatura.
Provvedere, se neces­sario, alla riparazione dei tralicci per rampi­canti prima che i deli­cati germogli rendano più difficile questa operazione.

Melissa officinalis, ovvero la Cedronella

melissa officinalis

Torniamo ad occuparci ancora una volta delle erbe di maggiore interesse officinale, fermandoci nei pressi di una piantina di Melissa officinalis, meglio conosciuta dagli appassionati di giardinaggio come cedronella.

Si tratta di una pianta che cresce per lo più allo stato spontaneo nell’Europa del Sud e in Asia occidentale, ma che può anche essere coltivata all’interno dei giardini nostrani, sia per una questione puramente estetica che per i benefici che regala al nostro corpo.

Può raggiungere il metro di altezza ed è caratterizzata da foglie dal colore verde intenso, molto simili a quelle dell’ortica,  e da fiori bianchi a forma di calice.

Bambù, simbolo di lunga vita

bambù

Il Bambù è una pianta appartenente alla famiglia delle Graminacee ed originaria delle zone tropicali del’Asia, sebbene sia facilmente reperibile allo stato spontaneo anche in Africa ed in America. Ne esistono all’incirca 75 specie con un’altezza che varia dai pochi centimetri ai 40 metri ed una vita piuttosto duratura. E’ per questo motivo che le popolazioni orientali considerano questa pianta come un simbolo di lunga vita e non mancano di provvedere alla piantagione di diverse pianticelle nel proprio giardino.

Alle nostre latiduni, invece, la coltivazione domestica è piuttosto rara e per lo più limitata all’esigenza di riparare il proprio “territorio” dai venti o dagli sguardi indiscreti. Il bambù è infatti una pianta a crescita veloce, che in poco tempo si mostra nella sua maestosità fatta di un fusto eretto e molto vigoroso e da numerose foglie lunghe e sottili, dal colore più o meno intenso a seconda della specie.

La fioritura, invece, è molto rara e può capitare anche che una pianta muoia dopo aver mostrato i suoi fiori simili ad asparagi. Fiorito o no, comunque, il Bambù rappresenta un ottima pianta da coltivare regalando poi uno spettacolo di verde molto caratteristico per la sua particolare canformazione. Come fare dunque per avere una bella piantagione di bambù anche nei nostri giardini?

Le erbe aromatiche di Gennaio

erbe aromatiche

ERBA LALDA
(Lapsana communis)

Spontanea in quasi tutta la Penisola, fiorisce nei mesi più caldi dell’estate con una profu­sione di corolle gialle molto simili a mar­gherite portate da lunghi peduncoli sottili che si diramano in radi ciuffi.
Si coltiva senza grande difficoltà, tanto che spesso viene impiegata per arricchire il bor­do misto o per decorare le scarpate o i bor­di dei prati  rustici.
Serve per la preparazione di insalate, utiliz­zando le foglie più tenere, oppure può es­sere impiegata come verdura in minestre di riso. Il suo particolare aroma e il tipico sa­pore amarognolo rendono l’erba laida mol­to appetitosa e stimolante per l’appetito.

ERBA POLVERINA
(Amaranthus blitum)

Nota anche come «blito bianco» questa pianta cresce spontanea nei luoghi umidi e ombrosi.
Si coltiva in terra piuttosto sabbiosa, a mez­z’ombra cercando di tenere sempre fresco il terreno. Si consiglia di seminare a primavera.
Serve, utilizzando le foglie, alla preparazione di saporiti piatti di verdura cotta dal sapore molto simile a quello degli spinaci. Queste foglie, oltre ad avere un gusto assai gradevo­le, vantano una notevole proprietà rinfre­scante ed essendo ricche di ferro costituisco­no un ottimo coadiuvante delle diete per persone anemiche o convalescenti.

Pilea, pianta dei fuochi d’artificio.

pilea

Il nome di queste piante deriva da un voca­bolo latino, pileo, che stava a indicare lo speciale berretto di feltro che i Romani por­tavano nei giorni di festa. Ebbene, una delle parti interne del fiore della pilea ha una struttura identica a quella del copricapo che usava a Roma una ventina di secoli fa. Per completare la presentazione della pilea, ricorderemo che lo strano modo con cui vie­ne disseminato il polline dei suoi fiori (fe­nomeno evidente soprattutto nella Pilea mu­scosa) ha meritato a questa specie il generi­co nome volgare di «pianta artiglieria» o «pianta dei fuochi d’artificio». Il lancio del polline avviene per solito di prima mattina quando comincia a spirare il vento, la cui brezza provoca la schiusura dei boccioli e lo scatto del filamento che trattiene le antere che contengono il polline. I boccioli si apro­no a intervalli regolari e quindi anche il polline viene lanciato con ritmo ben preci­so, proprio come una scarica d’artiglieria.

Come pianta da appartamento, ma anche per decorare cortili interni, verande o le aiuole del patio, purché in posizione riparata dal sole, in ambiente piuttosto fresco d’estate e decisamente tiepido d’inverno. La pilea, infatti, non sopporta temperature inferiori ai 12-15 °C.

Salice piangente, elegante e maestoso

salice piangente

Nella tradizione popolare il Salice piangente (Salix Babylonica) è simbolo di malinconia, ma non per questo la sua coltivazione viene ignorata in giardini e parchi pubblici, dove si mostra in tutta la sua maestosità con la caratteristica forma a rami penduli.

Appartiene alla famiglia delle Salicacee ed è originario dell’Europa e dell’Asia centrale, da dove si è diffuso in tutta la zona temperata del Mediterraneo. Può raggiungere i 10 metri di altezza, con il suo fusto massiccio e la chioma disposta in maniera piuttosto disordinata.

Come detto, i rami sono ricurvati verso il basso, tanto che spesso arrivano a toccare il terreno. Di qui la denominazione di “piangente”, poiché i rami somigliano a delle lacrime che scendono verso terra. Le foglie sono sottili e lanceolate, dal colore verde chiaro sulla pagina superiore ed argentee su quella inferiore.

Peperomia, simile al pepe

peperomia

Il nome scientifico di queste graziose piante da appartamento si riferisce alla famiglia cui esse appartengono, ossia le «piperacee», che comprende anche il pepe. Infatti, la pa­rola peperomia che deriva dal greco, signi­fica letteralmente «simile al pepe», anche se le piante di cui stiamo parlando non assomi­gliano davvero alla specie rampicante che produce i piccanti frutti che giungono a noi dalle zone equatoriali e che una volta essic­cati e macinati servono a dare un sapore pic­cante ai cibi.

In varie zone del Pacifico le diverse specie di peoeromia vengono utilizzate a scopo cu­rativo per guarire affezioni della pelle, ma­lattie degli occhi e scottature.

Le peperomie trovano impiego nelle nostre case come piante decorative e rappresenta­no uno degli elementi base per la prepara­zione di «terrarium», per l’ornamento di davanzali interni o per completare ciotole o fioriere anche in accostamento con altre specie dal fogliame colorato o variegato. Data la loro statura, le peperomie si presta­no soprattutto per ornare il contorno dei vari recipienti, mentre le piante di maggior statura debbono essere collocate al centro dove acquistano maggior risalto e dove pos­sono vegetare con maggior libertà, senza costrizione alcuna.

Il Pero del Signore

Il Pero del Signore, probabilmente è l’origine del nome del più conosciuto Bergamotto. Otre ad essere probabilmente effetto di una  mutazione con un’altra specie, si ipotizza che possa provenire dalla Cina, dall Spagna o dalle Canarie, ma anche nella nostra calabria ha trovato un ottimo terreno per fruttuficare. Tornando all’etimologia, Berg-armudi, significa “pero del Signore” in lingua turco.

Gloriosa superba, un destino nel nome

gloriosa superba

Gli appassionati di giardinaggio conosceranno questa pianta con il nome di Giglio rampicante per via della somiglianza con il genere capostipite della famiglia delle Liliacee, ma non tutti forse sanno che la denominazione scientifica di questa meravigliosa erbacea è Gloriosa superba.

E’ caratterizzata da un fusto eretto molto sottile, dal quale partono le foglie lunghe e lanceolate, dal colore verde chiaro. I fiori invece possono assumere colorazioni diverse a seconda della specie, variando dall’arancio, al rosso, al cremisi. La particolarità dei fiori è dovuta al fatto che i petali si arricciano o si arrotolano via via verso l’esterno, dando vita ad uno spettacolo dalla bellezza unica.

La Gloriosa superba viene coltivata per lo più all’interno delle pareti domestiche, ma in presenza di clima mite può anche sopportare la messa a dimora, purché se ne rispettino le esigenze. Come regolarsi dunque per ottenere una pianta al massimo della sua bellezza?

Bouganville, fiori che non attirano insetti

boucanville

II nome scientifico di queste stupende piante ricorda un esploratore e botanico francese vissuto nel Settecento, Louis de Bougainville, che recatosi nelle zone equatoriali del Brasile rimase talmente affascinato dall’apparizione di un albero letteralmente fasciato da una coltre cremisi di «fiori», da decidere di portare senz’altro in Europa qualche esem­plare della strana pianta. In seguito, il nuovo rampicante prese il no­me del suo scopritore e i naturalisti accer­tarono che quelli che erano stati ritenuti i fiori della Bougainvillea altro non erano che foglie modificate, ossia brattee. La ragione che ha determinato questa tra­sformazione sta nel fatto che i veri fiori della buganvillea sono del tutto insignificanti e quindi insufficienti ad attirare gli insetti che debbono provvedere alla fecondazione delle corolle e assicurare la continuità della spe­cie.

L’utilizzazione è quella delle piante rampi­canti o sarmentose, ossia caratterizzate da rami lunghi e flessuosi, adatti ad ornare per­golati e ringhiere, muri e cancellate, colonne o vecchi tronchi. La buganvillea può essere coltivata in vaso e quindi servire anche alla decorazione dei balconi o dei cortili.

Mimosa pudica, sensibile al tatto

mimosa pudica

Quando parliamo di Mimosa, ci riferiamo solitamente alla pianta “delle donne” per eccellenza, quella per intenderci che viene regalata in occasione dell’8 marzo. Ma in natura esistono anche altre specie con questo nome, come ad esempio la Mimosa pudica, comunemente conosciuta come “sensitiva”.

Il perché della denominazione volgare è semplice da spiegare, se si considera che tale pianta tende a ritrarre le foglie nelle ore della notte o in caso di contatto esterno (per esempio, se viene sfiorata da una mano), dimostrandosi dunque molto “sensibile”.

Appartiene alla famiglia delle Fabacee ed è originaria dell’Oceania e dell’America del Sud, in particolare del Brasile, sebbene sia diffusa oramai in tutte le zone temperate del globo. Se coltivata in vaso, tende a raggiungere il mezzo metro di altezza, mentre in piena terra può arrivare ad innalzarsi fino a 4 metri.