Piante grasse: la Faucaria

faucaria

Al genere Faucaria appartengono una trentina di piante succulente, alcune delle quali difficilmente reperibili nei vivai. La famiglia di appartenenza è quella delle Aizoacee, mentre l’area di origine si può individuare nell’Africa meridionale, sebbene al giorno d’oggi siano piante abbastanza diffuse in tutto il Globo.

La Faucaria è caratterizzata da foglie carnose con margini appuntiti e dentellati. Generalmente le foglie sono di colore grigio-verde, ma possono anche presentare una puntinatura bianca o comunque molto chiara. Se lasciata crescere in ambiente poco illuminato, tende ad allungarsi, mentre se coltivata in presenza di molta luce, la Faucaria crescerà a forma di rosetta, regalando un ottimo spettacolo per la vista.

La maggior parte delle specie in primavera o in estate si arricchisce di splendide fioriture gialle, simili a quelle dei crisantemi, che poi restano in bella mostra per diversi giorni prima di appassire.

Alberi monumentali: il Faggio, le specie più belle e le malattie che lo colpiscono

faggio

Ecco le malattie che più di frequente colpi­scono i faggi:

  • mal del colletto: colpisce le piantine giovani e si manifesta nei mesi estivi con una diffusa clorosi (mancanza di ferro) delle foglie, alla quale fa seguito il completo disseccamento della pianta. Si combatte estir­pando e distruggendo gli esemplari colpiti;
  • marciume radicale: si manifesta general­mente in esemplari coltivati in terreni umidi e compatti. La malattia attacca le radici, che si ricoprono di uno strato più o meno spesso di muffa, con conseguente ingiallimento del­la chioma, caduta prematura delle foglie, disseccamento dei rami. Occorre intervenire ai primi sintomi distruggendo le piante colpite se sono ancora in giovane età, e spargendo sul terreno solfato di ferro, nella dose di mezzo kg per metro quadro. Se invece l’albero è ormai molto sviluppato si  può cercare di guarirlo somministrando ogni settimana un secchio d’acqua in cui siano stati sciolti 10 g di sol­fato di ferro ogni litro;

Alberi monumentali: il Faggio

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II nome scientifico Fagus ha un’origine molto incerta; alcuni botanici ritengono che il no­me derivi dal greco phagò, ossia , con il significato di «albero di cui si può mangiare il frutto». Altri studiosi, invece, affermano che il vocabolo fagus provenga dal greco phag ossia dispensare, il che da­rebbe alle piante di cui ci stiamo occupando il significato di «albero dispensatore di ci­bo».

È opportuno ricordare che i frutti dei faggi, detti «faggiole», costituiscono un prezioso alimento per il bestiame e, in qualche re­gione, essi vengono utilizzati anche a scopo commestibile previo opportuno trattamento che ha per base la tostatura.

Data la mole, questi stupendi esemplari arborei non possono essere impiegati che nei giardini piuttosto vasti, in spazi aperti, battuti dal sole o, comunque, ricchi di aria e di luce. Particolarmente interessante l’im­piego e l’accorta disposizione dei faggi a fogliame colorato che soprattutto in autunno assumono sfumature di eccezionale bellezza.

L’Orchidea bletilla

orchidea bletilla

Tra le varietà di Orchidee più spettacolari da punto di vista estetico è necessario ricordare la Bletilla, appartenente alla famiglia delle Orchidacee ed originaria dell’Asia (in particolare di Cina, Giappone e Taiwan).

E’ una pianta rizomatosa che tende ad allargarsi in maniera considerevole, grazie soprattutto ai forti e robusti rizomi che corrono lungo il substrato. Le foglie sono di forma stretta ed allungata e possono raggiungere il mezzo metro di altezza, colorando di verde l’ambiente circostante da metà primavera fino al termine dell’estate.

I fiori fanno la propria comparsa in primavera con colori che vanno dal giallo al bianco, dal rosa al lilla e regalano uno spettacolo con pochi eguali nel nostro giardino. Con l’arrivo dei primi freddi autunnali, la Bletilla tende a seccarsi, perdendo così tutto il suo fascino, ma il rizoma resta vivo e sopporta egregiamente anche le gelate, per poi ricominciare a produrre foglie e fiori nel periodo primaverile.

Evonimi: la pianta con una cattiva reputazione

evonimi

II nome di queste piante deriva dal greco eu, bene, e ònoma, nome, ossia «pianta dal buon nome, dalla buona reputazione». Que­sta definizione contrasta sensibilmente con le proprietà benefiche degli evonimi, ma è opportuno ricordare che nei tempi antichi, come del resto ancora oggi in Oriente, si usava chiamare con gli appellativi più dolci gli dei apportatori di malefizio proprio per ingraziarseli e sperare nella loro clemenza. Evidentemente lo stesso stratagemma veniva messo in atto anche per le piante più peri­colose.

Le specie di cui stiamo parlando servono per la realizzazione di siepi, grandi macchie verdi o variegate al centro del prato, ciuffi isolati, oppure per la coltura in grandi vasi adatti ad essere collocati sul balcone o in terrazza. Le varietà nane si prestano anche per la decorazione delle roccaglie oppure per formare basse bordure con funzione di­visoria fra l’una e l’altra parte del giardino.

Fioriture di marzo: l’Albicocco

Prunus armeniaca

Tra le fioriture più spettacolari del mese di marzo, non si può non ricordare quella del Prunus armeniaca, meglio conosciuto alle nostre latitudini come Albicocco.

Si tratta di una pianta da frutto appartenente alla famiglia delle Rosacee ed originaria dell’Asia minore, da dove poi ha trovato larga diffusione in tutte le zone temperate del Pianeta. Il nome botanico, scelto da Linneo, fa riferimento all’Armenia, sebbene quella zona del Globo non rappresentasse propriamente la culla della coltivazione di albicocchi, molto diffusi all’epoca nelle regioni più a sud.

Può raggiungere i 5-6 metri di altezza e presenta un fusto nodoso e contorno, dal quale partono dei rami che contribuiscono a creare una chioma tondeggiante, con foglie liscie a forma di cuore dal colore verde chiaro. Le infiorescenze sono invece di colore bianco-rosato ed arrivano abbastanza precocemente rispetto a quelle di altri alberi da frutto, andando incontro anche al rischio di gelate tardive.

Alberi monumentali: il Cipresso, eleganza e aristocrazia

Cipressi

II suo nome deriva dal greco kyparissos da cui ebbe origine il nome dell’isola di Cipro dove, probabilmente, nascevano spontanei molti cipressi.

Queste belle piante sono molto antiche e vivono a lungo, tanto che si parla di cipressi che raggiunsero la veneranda età di ben tre­mila anni, ma non mancano affermazioni sull’esistenza di esemplari vecchi di ben sei­mila anni, il che farebbe localizzare la loro nascita addirittura nella preistoria.

Nei grandi giardini, purché dislocati in cli­ma non troppo freddo e nel paesaggio adat­to, i cipressi portano una nota di grande eleganza e di aristocratica suggestione.

Disposti in filari o in gruppi, possibilmente contro lo sfondo argenteo degli ulivi, i cipressi si alzano snelli e maestosi insieme e durante l’epoca della fruttificazione pro­fumano intensamente l’aria di un aroma fre­sco e resinoso, assolutamente inconfondibile.

Ortica, utilissima per la salute

ortica

Chi non ha mai avuto “un incontro ravvicinato” con una pianta di Ortica? Al contatto con la pelle, la sensazione di bruciore è immediata, tanto che verrebbe da pensare che si tratti di una pianta perfettamente inutile. E invece l’Ortica è una delle piante più utilizzate dal punto di vista medicinale per via delle sue numerose proprietà, di cui vi daremo conto più avanti.

In queste poche righe ci limiteremo alla presentazione dell’Urtica dioica, appartenente alla famiglia delle Urticacee e diffusa in tutte le zone a clima temperato.

Si tratta di una pianta caratterizzata da fusto eretto, foglie picciolate e dentellate e piccoli fiori di colore giallo. Le foglie sono ricoperte da una leggera peluria, responsabile delle irritazioni dell’epidermide, per via della presenza di acido caustico.

Fioriture di Marzo

fioriture marzo

Soprattutto nelle regioni dell’Italia centro meridionale il mese di Marzo coincide con il momento della piena ripresa vegetativa e, quindi, sono moltissime le specie che co­minciano a fiorire, sia per quanto riguarda gli arbusti e gli alberi, sia per quanto con­cerne le erbacee annuali, le biennali o le perenni.

Assai difficile, quindi, elencare le piante che in Marzo iniziano ad emettere le corolle, tanto più che molte fra queste specie sono di tipo spontaneo ed hanno il loro naturale «habitat» fra i campi e lungo i margini dei boschi.

Tipiche rappresentanti di questa flora mino­re, ma tanto graziosa e preziosa, le primule veris dal giallo inconfondibile, le violette mammole, le pratoline, le calendule, gli anemoni.

Cominciano anche a fiorire ovunque gli ar­busti e gli alberi, come il gelsomino primolino, la forsizia, le magnolie a foglia caduca, alcune clematidi e il glicine, i meli e i ciliegi da fiore, le camelie, i limoni e qualche azalea precoce.

Come innestare le piante grasse

innesto pianta grassa

La fantasia dei vivaisti non conosce limiti, specie quando si tratta di partorire nuove e affascinanti creazioni molto particolari dal punto di vista estetico. In questo senso, l’innesto risulta essere l’arma migliore, poiché permette di “unire” due diverse piante, affinché diventino un solo corpo.

Immaginate dunque cosa può accadere quando le due piante sono due cactacee, già spettacolari se prese singolarmente e rese ancor più affascinanti se messe insieme.

Ma solo i vivaisti esperti possono adoperarsi nell’arte dell’innesto delle piante grasse? Naturalmente no. Anche il giardiniere principiante può creare dei piccoli capolavori, seguendo la procedura corretta ed attenendosi a delle semplici regole. Quali?

Disinfestazione e disinfezione: quando e come

margherita africana

Può accadere che piante da appartamento 0 da piena aria, erbacee o arboree, coltivate in aiuola o in vaso, in pieno sole oppure in ombra avvizziscano da un  giorno all’altro, presentino fogliame deturpato o rosicchiato e, infine, mostrino chiaramente di essereprossime all’essiccazione.  La ragione di uncosì rapido deperimento dipende dalla presenza di parassiti animali o vegetali.

Vi sono, per esempio, dei parassiti che si nutrono di tessuti vegetali, altri che si servono delle foglie o degli steli delle piante per farne un comodo nido alle proprie uova e quindi alle larve che hanno bisogno di «mangiare» e traggono il proprio sostentamento dalla lamina fogliare oppure dal tenero midollo dei rami e dei germogli, togliendo vitalità alla pianta e non di rado causandone la morte.

A volte parassiti veri e propri non se ne vedono, eppure la pianta risulta ugualmente «ammalata». In questo caso si tratta di particolari microrganismi (funghi, muffe e batteri) che, nutrendosi a spese della pianta, provocano alterazioni più o meno gravi.

Ma, quando, allora disinfestare?

 

Ranuncolo, varietà e cure

ranuncolo

Il Ranuncolo è una splendida pianta da giardino appartenente alla famiglia delle Ranunculacee ed originaria delle zone temperate di Asia, Europa ed Africa. Può essere coltivato sia come perenne che come pianta annuale, a seconda della specie e delle condizioni climatiche, pur essendo in grado di resistere a qualunque tipo di temperatura.

Sempre a seconda della specie, può presentare fiori doppi, semidoppi e stradoppi con stupende colorazioni che vanno dal bianco al rosa, dal giallo all’arancio, dal rosso al porpora.

Cresce frequentemente allo stato spontaneo, sebbene si tratti di una pianta che ben sopporta la coltivazione domestica, dove viene utilizzato per ornare bordure ed aiuole o fatto crescere per essere poi usato come fiore reciso.

Parassiti delle piante, panoramica generale

parassiti piante

Come annuncitovi ieri oggi faremo una panoramica generale dei parassiti che infestano le nostre piante.

Molto spesso la causa dell’improvviso depe­rimento delle piante dipende dalla rapida propagazione di parassiti, di natura animale o vegetale.

Per facilitare il riconoscimento dei vari pa­rassiti, ne elenchiamo le specie che colpi­scono con maggior frequenza le piante or­namentali abbinando ai parassiti animali quelli vegetali, senza però trascurare altri animaletti dannosi, che pur non potendo es­sere considerati parassiti in senso assoluto costituiscono spesso un grave pericolo per determinate colture.

  • Afidi: provocano la deformazione delle fo­glie e dei germogli; si eliminano con pro­dotti a base di isofan;
  • anguillule o nematodi – vivono nel terreno e attaccano le giovani piante; si eliminano estirpando e bruciando le specie colpite e disinfettando la terra con prodotti a base di DBCP (nemagon);
  • artropodi – tipo di animali che comprende numerosi parassiti; tra questi, molto diffuso è  un  aracnide,  il  temibile  ragnetto  rosso;
  • ascomiceti – funghi parassiti responsabili di molte gravi malattie delle piante, fra cui: mal bianco, nebbia, muffa grigia, cancro, ticchiolatura, seccume;
  • bruchi – così si chiamano gli insetti che rap­presentano la fase intermedia fra l’uovo e la farfalla; si distruggono con antinarassitari a base di piretro o di lintox;
  • chiocciole – come le lumache danneggiano

 

Marzo, i lavori nell’orto e nel frutteto secondo il calendario lunare

orto

PolliceGreen vi ha già proposto un articolo riguardante i lavori da effettuare nel mese di marzo, sia che si tratti delle piante da appartamento sia che si tratti del giardino o della vigna. Ma come ben sanno i vecchi contadini (o gli appassionati di giardinaggio in generale), qualunque operazione da compiere non può prescindere dal cosiddetto calendario lunare o lunario, l’unico in grado di consigliare quale sia il lavoro da effettuare seguendo le fasi della Luna.

E allora andiamo a vedere come si comporterà la Luna in questo Marzo 2010, prima di spiegare fase per fase quale sia il lavoro da compiere nell’orto e nel frutteto (al giardino dedicheremo un capitolo a parte):

  • Ultimo quarto il 7 marzo
  • Luna Nuova il 15 marzo (Lunazione di primavera)
  • Primo quarto il 23 marzo
  • Luna Piena il 30 marzo