Versatile e dinamica, la plastica ha saputo imporsi nella nostra vita quotidiana, rendendosi un elemento indispensabile. La dipendenza dalla plastica però ha fatto nascere col tempo problematiche ambientali che fino a qualche decennio fa probabilmente non si sarebbero riuscite nemmeno a immaginare.
La quantità immane di oggetti prodotti con questo materiale è superiore alla capacità di smaltirli, e ciò ha fatto sì che l’impatto della plastica sull’ecosistema diventasse sempre più consistente, tanto da spingere i governi nazionali ad adottare misure volte a contrastarne in futuro l’estrema diffusione, come dimostrato dalla Strategia europea per la plastica nell’economia circolare promossa dall’Unione Europea. Naturalmente il compito di cambiare le cose non spetta solo ai grandi della Terra, ma anche ai singoli cittadini attraverso la messa in atto di piccoli gesti. Una delle azioni che rientra è la depurazione dell’acqua domestica, in grado di ridurre l’uso e la dispersione di bottiglie d’acqua di plastica che contribuiscono ad inquinare l’ambiente.
Plastica: cenni storici e problematiche
Brevettata per la prima volta nella seconda metà dell’Ottocento, la plastica comincia a riscuotere successo all’inizio del XX secolo, diventando un prodotto diffuso in tutti i settori della società: dall’industria all’arte, dalla moda fino alle più recenti tecnologie. È stato stimato che dagli anni 2000 la produzione di materie plastiche sia aumentata notevolmente e, se i ritmi dovessero continuare a essere gli stessi, si arriverebbe al 2050 con un quantitativo di plastica negli oceani maggiore rispetto ai pesci che ci vivono. Per rendere le plastiche più durevoli e flessibili durante i vari utilizzi spesso vengono aggiunti additivi, che però si rivelano disfunzionali nel momento in cui i prodotti realizzati con questi materiali vengono gettati via, capaci di prolungarne la vita anche fino a 400 anni. È incredibile se si pensa che metà della plastica prodotta nel mondo dopo meno di tre anni diventa un rifiuto. Sempre a livello globale il 37% degli scarti di plastica viene gestito in maniera scorretta, con tutti i rischi che ne conseguono. Le ragioni per cui ciò accade vanno ricercate nei cospicui costi legati ai processi di riciclo della plastica, oltre che nelle scarse alternative ecologiche per i consumatori, anche se è stata messa in atto un’inversione di tendenza, volta ad affermare un modello di economia circolare nella filiera delle materie plastiche.
L’impatto della plastica sull’ambiente
Il ciclo vitale della plastica contribuisce al cambiamento climatico tramite le emissioni di CO2, che non sono nocive solo per l’ambiente, ma anche per la salute dell’uomo. Un piccolo frammento di materiale plastico, chiamata microplastica, può causare danni consistenti in qualsiasi parte del globo, dai ghiacciai fino agli oceani. Si tratta di particelle inferiori ai 5 millimetri che, con l’aiuto degli agenti atmosferici, giungono fino alle zone più impervie della terra, e vengono ingerite da mammiferi, uccelli o pesci provocandone l’intossicazione. L’uomo, che si nutre di alcune di queste specie, può rischiare egli stesso di assumere frammenti di plastica. Insomma, tutta la catena alimentare risente e risentirà in futuro dell’inquinamento apportato dalla plastica.
Come ridurre il consumo della plastica
Giunti a una situazione così drammatica, cosa si può fare per risolverla? A livello di norme, la Commissione Europea ha previsto per ogni Stato membro il divieto di commercializzazione di alcuni prodotti, in particolare quelli fatti di plastica monouso come posate, bottiglie, cotton fioc,ecc…
A questi oggetti si stanno ormai sostituendo le bioplastiche, prodotte con materiali naturali, che andranno a dominare il settore nei prossimi anni. Entro il 2029 si vuole raggiungere l’obiettivo di raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica. Tra le misure adottate c’è anche l’estensione della responsabilità per le aziende che producono plastica e contribuiscono all’inquinamento, le quali devono sostenere di tasca propria i costi di gestione di questi rifiuti.
L’etichettatura degli articoli di plastica dovrà inoltre essere chiara e inequivocabile, per aiutare i consumatori a smaltirli correttamente e sensibilizzarli rispetto alle problematiche legate a una raccolta differenziata sbagliata della plastica.
La fase di riciclo è estremamente importante, e dimostra come la responsabilità risieda non solo nelle mani delle grandi potenze, ma anche nel comportamento dei singoli, che decidono in autonomia come investire le loro risorse.
Già si sta evidenziando una riduzione notevole di bottiglie di plastica, sostituite dalle borracce, alternative più economiche e durevoli nel tempo, oltre che comode da portare ovunque. Esistono altre soluzioni meno visibili ma altrettanto efficaci che consentono di bere acqua depurata senza incrementare la diffusione e l’uso della plastica: grazie all’installazione di un depuratore acqua domestico è infatti possibile evitare l’acquisto di bottiglie di plastica. Questo dispositivo permette di far fuoriuscire dal rubinetto della cucina acqua depurata, con l’aiuto di un sistema di filtraggio in grado di trattenere le possibili sostanze indesiderate e di ridurre il sentore di cattivi odori o sapori. Un trattamento capace di rendere leggera e salutare l’acqua del rubinetto, pratica ed ecologica perché non comporta praticamente la produzione di rifiuti. In questo modo anche i più scettici di fronte alla possibilità di consumare acqua proveniente dal rubinetto dovranno ricredersi, se non altro per aiutare il pianeta in cui vivono.